Verso il voto 2013. L’importante arma del voto.
Si avvicina l’importante impegno politico-istituzionale italiano per il rinnovo dei due rami del Parlamento – la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica che si terranno a febbraio prossimo.
Winterthur, gennaio 2013 –A seguito dello scioglimento anticipato delle Camere avvenuto il 22 dicembre 2012, quattro mesi prima della conclusione naturale della legislatura, si terranno in Italia e nella Circoscrizione estera le elezioni politiche italiane per il rinnovo dei due rami del Parlamento, quello della Camera dei deputati e il Senato della Repubblica fissata per l’Italia il 24 e 25 febbraio. Per gli elettori residenti all’estero i rispettivi Consolati invieranno entro il 6 febbraio un plico con il certificato elettorale da rispedire allo stesso ufficio consolare entro il 21 febbraio.
Questo
è quanto apprendiamo sentendo le notizie stampa o seguendo i canali
televisivi della “nostra” vicina Italia tra uno spettacolo di fine anno e
auspici “beneauguranti” dell’anno nuovo appena iniziato.
Saremo coinvolti, nostro malgrado, in quella kermesse politica che ha
suscitato e suscita ancora tanti scandali che danno una percezione
strana dell’Italia agli occhi e alle orecchie di altri cittadini
europei, inclusi gli svizzeri che sono i nostri più stretti vicini
poiché operiamo e viviamo in questo Paese.
Sentendo
però quanti vivono e operano in Italia e che per le ferie natalizie
sono venuti alle nostre latitudini, si percepisce fortemente il disagio
di chi si sente tradito dai partiti e da chi li rappresenta.
L’antipolitica e l’anti-casta.
Quando si parla di rischio di alimentare l’antipolitica (o
l’anti-casta), non dobbiamo dimenticare l’origine del male. Se pensiamo
che agli scandali che hanno coinvolto tutti i gruppi politici (nessuno
escluso) si è andato ad aggiungere, in Italia, un crescente distacco
dalla base che porta a un declino della partecipazione alle urne degli
aventi diritto al voto. Questo perché anche gli elettori storicamente
più convinti, non si riconoscono più in chi li dovrebbe rappresentare o
semplicemente stanchi di vedere sempre le stesse facce al potere. Questo
fenomeno diffuso è anche riconducibile alla ridotta fiducia dei
cittadini verso le forze politiche e persino verso le istituzioni
democratiche, vuoi per l’accusa di corruzione generalizzata rivolta a
tutta la classe politica, vuoi anche per il forte senso d’impotenza
delle forze politiche di fronte al dilagare di un certo modo di operare
non rispettoso del bene comune ed incapace di modificare e scardinare
l’appartenenza, appunto, ad una sorta di casta dei soliti noti.
Alleanze politiche.
Iniziamo a sentir parlare di alleanze, di strategie elettorali in
Italia e all’estero per battere quella o l’altra coalizione che ha
ridotto l’Italia nelle condizioni in cui si trova, si sente parlare di
confluire in una “Grosse Koalition” (si prendono a prestito persino
termini germanofoni) per rafforzare al centro la stabilità del governo
nascente. Questo, almeno, è quanto si legge. Se così fosse, se tutto
fosse già scritto, pensato, con gli “eletti” già autolegittimati e
autocandidati resta solo da chiedersi in cosa sia sovrano il popolo se
non può neppure scegliere chi candidare. Nonostante
un quadro generale di populismo e antipolitica visti come i mali della
stagione in corso, a elezioni ormai prossime non si può correre il
rischio di non esercitare il proprio diritto e dovere di voto che resta
lo strumento democratico del cambiamento.
I giorni del rischio.
Questo soprattutto in un periodo di ritorno di quelli che David Maria
Turoldo (religioso e poeta italiano dell’Ordine dei Servi di Maria)
chiamava “i giorni del rischio”. Soprattutto quando il rischio
assume il volto e i lineamenti di quella maschera emotiva e mediatica di
fuga dal voto come elemento di protesta. Invece, il voto, resta ancora
la via maestra per la definizione della rappresentanza democratica ed
evitare il serio rischio di ritrovarsi coloro che comunque saranno
eletti senza la dovuta rappresentanza popolare e incapaci di far fronte
alla pesante crisi in cui versa il nostro Paese.
L’arma del voto.
Quindi, oggi, è importante e doveroso attivarsi anche contro il non
voto. Dirlo in tempo utile è il primo passo. Farlo sapere, tramite la
rete associativa e/o di conoscenti, è il secondo. Forse
alle nostre latitudini, tutto questo è meno sentito – anche se
inizieranno i balletti di quanti si sentiranno legittimati a
rappresentarci dall’estero – ma più che mai, oggi, è necessario un
attivismo che alimenti una catena informativa verso quella generazione
distante da questo modo di far politica, ricordando che senza questa
partecipazione critica, l’odierna democrazia non riuscirebbe né a
esistere né a essere cambiata.
Paolo Vendola