La saggezza d’argento.

La saggezza d’argento.

Filosofia di vita e psicologia della salute per una attiva terza età. L’UNITRE Berna-Bienne a colloquio con gli autori del libro, gli psicologi Dott. Peirone e Dott.ssa Gerardi.

Berna, 1° novembre 2012 – Lo scorso giovedì, a Berna si è tenuto il primo dei quattro incontri con gli psicologi psicoterapeuti, Luciano Peirone ed Elena Gerardi invitati, nell’ambito di un evento federale UNITRE, dalla Presidente dell’UNITRE di Berna-Bienne, dott.ssa Anna Rüdeberg, a parlare del loro ultimo libro “La saggezza d’argento” nonché a scambiare pareri e “dare” qualche consiglio ed un nuovo approccio, una nuova filosofia di vita per una sana e attiva terza età.

  La serata è stata introdotta dalla prof.ssa Ilia Bestetti Izar (Direttrice dei corsi Unitre di Berna)portavoce dei saluti della Presidente dell’UNITRE italiana, Irma Maria Re, che ha concluso dicendo: ”Dobbiamo aggiungere vita agli anni e non anni alla vita” dando poi la parola ai relatori. Questa conferenza, infatti, capita proprio nell’anno europeo “Dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni 2012“ (European Year for Active Ageing and Solidarity between Generations 2012 – EY2012) e il testo prodotto dagli autori entra in uno dei programmi europei denominato “Progetto Ánthrōpos”. Gli autori fanno un breve excursus proprio sull’UNITRE che dopo essere stata fondata a Tolosa nel 1973 ha visto poi la prima realizzazione a Torino nel 1975 e che conta oggi più di 5000 studenti con oltre 160 corsi e 180 docenti da gestire. Oggi, l’UNITRE è la quinta università popolare nel mondo dopo quella di Pechino, di Lione e altre, oggi è diffusa anche in Svizzera e in Sud America a Buenos Aires.

Una nuova longevità. Siamo di fronte ad una “nuova longevità”, come ha ben spiegato il dott. Peirone, se pensiamo che oggi la vita media per le persone è di 81 anni per gli uomini e 87 per le donne, detta in una battuta che rende l’idea dell’allungamento del ciclo della vita: “Le donne invecchiano e gli uomini muoiono”!
Solo nel ‘800 il ciclo di vita medio era di 45-50 anni, oggi è praticamente raddoppiato, ecco allora la domanda che si pongono i relatori: “Cosa ne facciamo di questo ulteriore tempo?” Di certo non può essere sprecato e gli organi hanno bisogno di essere “attivi” ed essere attivi nella società di oggi. Infatti, secondo le statistiche, la fascia d’età dai 60-75 anni detta appunto “la terza età”, rappresenta oggi il 24% della popolazione più di quanti sono nella così detta “seconda età” che, di fatto, rappresenta la fascia della popolazione attiva che produce reddito e lavora. 
Ecco allora il senso del testo degli autori Peirone-Gerardi, colleghi di lavoro e coniugi nella vita privata, con il titolo “La saggezza d’argento” visto come filosofia di vita e psicologia della salute per un’attiva terza età. Testo stilato secondo il metodo del “decalogo” che, attraverso aforismi, massime e riflessioni, fornisce una sorta di “linee guida per tutti” in funzione del tempo che passa e dell’avvicinarsi alla vecchiaia e a una sana e consapevole “terza età”. Solo qualche decennio fa il termine anziano era sinonimo di “vecchio, bacucco, solo, malato non autosufficiente” insomma carico di connotazioni negative. Da questo, oggi, si sente sempre più il termine “senior” che rappresenta l’anziano sano, motivato, informato, attivo e protagonista: insomma un ex-anziano ma con un atteggiamento positivo verso la vita con una nuova forma mentis; mentre l’anziano cerca di sopravvivere, il senior invece vive il quotidiano arricchito da una saggezza antica, maturata con l’esperienza.

Saper invecchiare. Come vivere, allora, un tempo sereno quando l’età del corpo conta meno dell’età della mente e dell’anima? Secondo Peirone e Gerardi con la pre-venzione che diventa la parola chiave della psicologia della salute; così come la “pre-parazione” aiuta ad anticipare il male, a prepararsi, a pro-gettare trovandosi in una situazione di continua ricerca di adattamento ed equilibrio. In tal senso allora, la cultura diventa un investimento per la terza età (più cultura vuol dire più salute) e non si può rinunciare, così come non può rinunciare la nostra società che passa inevitabilmente “imparando” anche dall’esperienza degli anziani. Vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere per sempre” con questa massima di Mahatma Gandhi, concludono i nostri relatori ricordando che oggi è importante la cultura dell’”art of ageing” determinante per costruire la “seniorship” cioè la capacità di attivare, formare l’anziano ad essere un soggetto motivato e attivo fisicamente, mentalmente e soprattutto culturalmente. Quindi soggetto sensibilizzato e ancora padrone della propria condizione esistenziale, culturalmente padrone della propria vita psicofisica.
Spesso, mi sovviene alla mente, l’immagine di mio nonno con il volto segnato dal tempo e dalla fatica e che io definivo “vecchia quercia”, proprio perché esempio significativo di come ci si irrobustisce attraversando le stagioni della vita. Quindi, ciascuno di noi può contribuire, iniziando dalla propria giovinezza, alla realizzazione di una cultura della vecchiaia essendo un po’ tutti come la “vecchia quercia che con la sua solidità sorride al tempo che scorre e, fiduciosa, attende le nuove primavere della vita arricchendosi di saggezza, appunto, anche di quella d’argento.

Paolo Vendola

“Le sfide” attuali dell’Europa

“Le sfide” attuali dell’Europa.

A San Gallo l’Assemblea plenaria del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE) sulle sfide sociali e spirituali in Europa.

San Gallo, ottobre 2012 – Si è celebrata nella Cattedrale di San Gallo, domenica 30 settembre, la Messa delle Nazioni – trasmessa in diretta dalla televisione svizzera – di chiusura della quattro giorni di lavori della Plenaria dei Presidenti del Consiglio delle Conferenze Episcopali in Europa (CCEE) che ha visto la presenza di una cinquantina di Presidenti, tra cui nove Cardinali, trasformando così la città nella capitale dell’Europa cattolica.

Si è svolta per la prima volta a San Gallo in occasione del Gallusjubiläum, la commemorazione del 1400mo anniversario del monaco colombaniano di origine irlandese che ha dato il nome alla città fondando l’Abbazia benedettina. La prima comunità monastica che si riunì poi sotto la Regola benedettina facendo diventare San Gallo, all’epoca, uno dei più importanti centri di cultura e di potere dell’Europa possedendo una splendida biblioteca – la Stiftsbibliothek considerata una delle più importanti biblioteche di manoscritti medievali – ancora oggi visitabile.

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Lo stesso portavoce del Consiglio, Thierry Bonaventura, lo ha definito il più importante evento dalla visita del Papa in Svizzera nel 2004 ed è stata una grande occasione per incontrare le massime autorità del Cantone e della Città. Anche Papa Benedetto XVI in un messaggio inviato in occasione dell’apertura dei lavori del CCEE ha ricordato che Il Messaggio cristiano è seminato e si radica efficacemente là, dove è vissuto in modo autentico ed eloquente da una comunità”. Lo stesso Papa invita a riflettere sia la comunità sia i membri del Consiglio sul perenne compito di evangelizzazione e sulla sua attuale rinnovata urgenza sostenuto dalla testimonianza della carità comune, animato dalla preghiera comune.

Nella stessa omelia del Vescovo della Diocesi di San Gallo, Monsignor Markus Büchel, ci ha ricordato come la storia della Città di San Gallo fonda le sue radici da quel seme di testimonianza di vita di alcuni monaci irlandesi. Nei secoli poi vi è stato un incredibile sviluppo che, da un inizio modesto, attraverso i secoli è giunto fino ad oggi. Un tempo c’era un unico uomo dal grande carisma, entusiasta di Dio, oggi troviamo una comunità, una Chiesa che lotta per affermarsi in un mondo secolarizzato. Questa situazione conflittuale ha portato alla memoria del Monsignor Büchel, le parole del Cardinal Carlo Maria Martini, recentemente scomparso e che nella sua veste di Presidente del CCEE spesso si è intrattenuto a San Gallo. In un’intervista poco prima della sua morte, il Cardinal Martini disse: “La Chiesa è stanca nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose, però, esprimono quello che noi siamo oggi? I beni culturali di cui dobbiamo prenderci cura servono veramente all’annuncio e alla gente? Oppure costringono troppo le nostre forze impedendoci di muoverci anche quando le difficoltà ci opprimono?”. Negli ultimi decenni, ricorda il Vescovo di San Gallo, il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee si è preoccupato notevolmente a una nuova evangelizzazione in Europa per capire dov’è oggi l’uomo, quali risposte attende dalla Chiesa passando dalle domande che si è posto il Cardinal Martini. Il senso di stanchezza che spesso attanaglia ognuno di noi nel suo fare quotidiano confrontato con i tanti problemi di ogni giorno, la famiglia, la casa, il lavoro, i figli e che ci portano inevitabilmente, a volte, alla disperazione e rassegnazione in una società – stretta dalla morsa della crisi economica – che ha smarrito i propri punti fermi, i propri valori.

In questo senso anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, il Cardinale Angelo Bagnasco, ha detto che l’Europa è chiamata ad essere fiduciosa, perché solo la fiducia è l’unica premessa per dare un servizio generoso e sereno ai cittadini. Il destino dell’Europa – ha aggiunto – non è tanto un’unità d’interessi, ma una comunità di destino. Quindi, una storia di Nazioni fatta di alti e bassi, luci e ombre, ma anche di grandi successi che ha accompagnato l’esistenza umana e che porta inevitabilmente a nuove sfide rilanciando anche l’impegno dei credenti per l’evangelizzazione nel mondo contemporaneo.

Paolo Vendola – Giornale Comunità